Premessa
Quando si parla di storia della magia, tracciare una linea netta, un chiaro percorso storico, è un'impresa veramente complicata, considerando anche le tante sfumature di significato che il termine "magia" ha acquisito durante i secoli.
Il compito più difficile è risalire alle origini di un'arte così antica. Bisogna ammettere che, nella storia della magia, il primo capitolo è fatto per lo più di supposizioni e spesso la storia é stata reinventata per riempire alcune lacune considerevoli.
Nel senso più ampio del termine possiamo dire però che la magia è sempre esistita al mondo. Essa fu il tentativo più primitivo dell'uomo di determinare rapporti causali.L'uomo era convinto che fosse la magia della terra a far sorgere e tramontare il sole, a far mutare le stagioni, a portare carestia e abbondanza e nello stesso modo la magia veniva invocata per far piovere, per propiziare una buona caccia o un buon raccolto, divenendo una "pseuo-scienza" con la quale poter controllare le forze occulte della natura e sottoporle al proprio potere per sfruttarne la potenza.
Antiche tribù e primi "trucchi"
Nelle civiltà primitive la magia veniva praticata in tutte le tribù e sciamani, stregoni, guaritori, sacerdoti erano considerati veri e propri maghi capaci di sottomettere le forze degli spiriti a beneficio o maleficio (da qui l'origine di magia bianca e magia nera) di persone e animali. Coloro che abitavano le tribù si affidavano completamente a questi maghi che davano prova dei loro poteri guarendo le malattie, prevedendo le sfortune, ingraziandosi il favore degli spiriti e usando, quando necessario, anche veri e propri trucchi di manipolazione. Gli antropologi, infatti, hanno scoperto che gli artefici di queste magie conoscevano molto bene anche l'arte della prestidigitazione e che la sfruttavano a loro vantaggio per provare la propria superiorità alla gente del popolo specialmente quando dovevano giustificare il fallimento di qualche loro incantesimo.
In "The Golden Bough" (Il ramo d'oro) J. G. Frazer riporta diversi esempi di questo genere di trucchi usati durante rituali di guarigione e cerimonie religiose; molti di questi hanno ispirato effetti magici tutt'ora eseguiti.In alcuni riti di guarigione lo sciamano estraeva a mani nude dalla pancia del malato una particolare pietra o sostanza fibrosa che veniva considerata la causa del male del paziente che era così guarito senza riportare segni sul corpo (usando tecniche molto probabilmente non differenti da quelle usate tutt'oggi dai guaritori filippini).Per dimostrare il loro potere, gli sciamani siinfilavano poi lunghi bastoni in gola, o si tagliavano con spade e coltelli senza sanguinare usando per questo tecniche di manipolazione e forse anche aiutandosi con armi truccate, costruite da loro stessi. Dimostravano la loro forza anche giocando col fuoco e maneggiando pezzi di carbone rovente senza bruciarsi.
Prime testimonianze (Dedi e i Bussolotti)
La prima testimonianza attendibile di una vera e propria esibizione magica, con l'unico scopo quindi di stupire ai fini dell'intrattenimento, risale all'antico Egitto.Nel 1823 fu riportato alla luce il papiro di Westcar datato intorno al 1700 A.C. nel quale erano descritte diverse esibizioni di maghi e giocolieri risalenti al 2600 A.C., nel periodo in cui l'imperatore Cheope faceva costruire la piramide di Giza. L'esibizione più sorprendente che viene descritta è quella eseguita dal mago Dedi che fu invitato alla corte di Cheope e realizzò un trucco di decapitazione. Dopo essersi rifiutato di compiere il gioco con uno schiavo offertogli dall'imperatore prese un'oca e la decapitò lasciando la testa e il corpo ben distanti tra loro; incredibilmente le due parti continuarono a muoversi e in fine Dedi le riunì riportando l'oca nelle sue originarie condizioni. Alla richiesta del re Cheope, Dedi ripeté il trucco anche con un pellicano e un bue. Comunque sia nel papiro non c'è alcuna traccia del metodo che possa essere stato usato per compiere questa illusione e oggi possiamo fare solo delle supposizioni: Dedi avrebbe potuto conoscere l'ipnosi sugli animali, usare la manipolazione e soprattutto potrebbe aver sfruttato l'ignoranza e la superstizione del suo pubblico come spesso è avvenuto in tutto il passato.
È sempre nell'antico Egitto che ritroviamo le primissime testimonianze del "gioco dei bussolotti" il primo trucco e non illusione di cui si abbia traccia. In una pittura murale risalente al 2500 A. C. all'interno della tomba di Beni Hassan sono raffigurati due uomini inginocchiati intenti ad eseguire il trucco dei bussolotti con 4 contenitori simili a delle ciotole (vedi foto a inizio pagina). È incredibile come questo gioco così antico sia sopravvissuto nella storia rimanendo sempre parte del repertorio del mago, trovando particolare fortuna in alcuni periodi come il Medioevo durante il quale veniva praticato in tutte le piazze, feste e mercati, e sia tutt'ora eseguito dalla maggior parte dei prestigiatori moderni. Sviluppatosi in tutte le parti del mondo, dall'Oriente all'Occidente, in tempi in cui è difficile pensare ci fossero diretti contatti tra queste distanti culture, il gioco dei bussolotti ha messo in difficoltà molti antropologi alla ricerca delle sue origini fino a portarli a pensare che in più paesi sia sorta come invenzione indipendente.
La trama del gioco è simile in tutte le versioni che sono state create: delle palline (o piccoli oggetti) scompaiono e appaiono sotto piccoli contenitori (solitamente ciotole, tazze o bicchieri di legno o metallo), sembrano poi passare invisibilmente da un contenitore all'altro, a volte sembrano attraversarlo, poi scompaiono ancora e per il gran finale sotto i contenitori appaiono delle palline molto più grandi o oggetti di varia natura o ancora piccoli animali a seconda delle versioni. Tra i prestigiatori cinesi per esempio la versione più diffusa prevedeva l'uso di tazze da the (quelle cinesi senza manico) da sotto le quali apparivano palline e ciliege. In Giappone era più diffuso l'utilizzo di piattini leggermente fondi e palline di seta e usavano una bambolina di pezza per la produzione finale. I maghi turchi usavano bicchieri di legno, palline di sughero e un cubo decorato da far apparire in chiusura. I prestigiatori indiani avevano invece dei contenitori in legno con una manopola esterna per poterli afferrare tra due dita, delle palline di cotone ricoperte da stoffa e si esibivano solitamente a terra inginocchiati su un tappeto. I bussolotti più diffusi in Europa erano invece dei bicchieri di rame ottone che potevano essere impilati uno dentro l'altro, gli europei li usavano per coprire delle palline solitamente fatte in sughero e per produrre nel finale grandi palle, uova, o topolini e altri piccoli animali che potevano essere contenuti dal bussolotto. Molto simili i bussolotti egiziani che avevano però delle decorazioni incise e che venivano usati per nascondere palline e far apparire numerosi pulcini.
Dal gioco dei bussolotti deriva anche il cosiddetto gioco delle campanelle (The Three Shall Game) nel quale l'esecutore copre una pallina con una delle campanelle (gusci di noci o altri contenitori) e dopo alcuni spostamenti delle campanelle invita a scommettere sotto quale si trovi la pallina. È l'antesignano del gioco delle tre carte ed era nel passato la versione dei bussolotti diffusa tra le popolazioni zingare che usavano tre gusci di noce o tre ditali e un piccolo pisello.
Magia e religione
Come ho già detto la magia fu il tentativo più primitivo di determinare rapporti causali e dominare le forze della natura. In questi termini si può capire anche quanto sia difficile fare una netta distinzione tra Magia e Religione. Poiché infatti pratiche dirette a promuovere effetti nella natura si riflettono anche nel campo religioso, J. G. Frazer si pose il problema di differenziare magia e religione; secondo la soluzione da lui prospettata queste risponderebbero a due forme mentali opposte in quanto per la religione il mondo sarebbe retto da esseri personali soprannaturali, cui ci si rivolge con preghiere e sacrifici, mentre la magia presupporrebbe un sistema di forze impersonali su cui sarebbe possibile agire in modo coercitivo; sempre secondo Frezer la religione sarebbe storicamente posteriore alla magia, in quanto sorta dalla delusione umana provocata dai fallimenti continui delle operazioni magiche. Secondo E. S. Hartland invece magia e religione si fonderebbero sulla stessa esperienza e si distinguerebbero solo secondariamente, in quanto nella religione prevale un atteggiamento passivo di fronte a una forza soprannaturale impersonale, o anche "mana" (il sacerdote ne è posseduto in misura eccezionale), mentre nella magia prevale un atteggiamento positivo (il mago, lo stregone, il medicine-man, posseggono e accumulano in loro enorme quantità di "mana"); la loro comune radice si evidenzierebbe anche nella presenza di elementi magici che si può notare in tutte le religioni e la preghiera non sempre si distingue dall'incantesimo o il sacrificio dall'operazione magica coercitiva.
Ripercorrendo la storia delle religioni si può notare quanto sia effettivamente piena di eventi magici alcuni dei quali hanno anche ispirato numeri ancora in uso nella magia moderna. Il trucco del bastone che si trasforma in serpente (molto diffuso nella magia indiana) ha le sue origini nell'Antico Testamento che descrive alcuni maghi mettere alla prova i poteri di Aronne e Mosè: durante la sfida tutti gettarono i loro bastoni a terra e questi si trasformarono i serpenti finché quello di Mosè mise fine alla disputa mangiando tutti gli altri serpenti. Anche durante tutto il Cristianesimo la magia ebbe una grande importanza: i magi seguirono il segno astrologico seguendo la luce di una stella per arrivare da Gesù. La stessa vita di Gesù è intrisa di eventi magici, anche alcuni di questi entrati in parte nel repertorio dei prestigiatori, come il numero dell'acqua che si trasforma in vino, mentre altri, come la resurrezione di Lazzaro, hanno molte relazioni con riti trovati nelle culture tribali. È anche chiaro che Gesù durante il primo Cristianesimo veniva visto da molti come un mago. Su un sarcofago della cappella di S. Callisto Gesù è raffigurato mentre compie il miracolo dei pani e dei pesci con una bacchetta in mano simbolo della magia.
Anche alcune tra le più famose parole magiche, come "abra cadabra", sembrano provenire da antichi riti religiosi, mentre la parola "magia" deriva probabilmente dalle parole persiane "mugh" (adoratori del fuoco) e "maghdim" (filosofia e saggezza) e dalla parola babilonese "mag" riferita ai preti e dalla quale deriva la società dei Magi. I Magi erano una delle numerose società sviluppatesi durante la prima civilizzazione egizia e babilonese formate da gruppi di preti e saggi che oltre a invocare il potere degli dei erano studiosi di astrologia e di altre scienze occulte e probabilmente fautori di scoperte astronomiche e matematiche allora sconosciute agli uomini comuni. Sfruttando le loro conoscenze erano in grado di esibire fenomeni portentosi ed erano per questo visti come degli esseri superiori. Questa semi-mistica e semi-scientifica società durò diversi secoli e probabilmente influenzò lo sviluppo della religione e della filosofia nell'antica Grecia.
Il matematico e filosofo greco Pitagora (circa VI sec. A.C.) era comunemente considerato un mago così come molti preti e studiosi di quel periodo che erano a conoscenza di alcune ignote regole della fisica che venivano considerate come magia.Ne ll'antica Grecia la magia, oltre ad essere molto praticata, veniva anche sfruttata nell'edificazione di molti santuari e templi che erano costruiti con dei trucchi che permettessero magici effetti. Ci sono diversi libri (tra i quali un trattato scritto intorno al 62 A.C. dal filosofo e matematico Erone) con illustrazioni meccaniche degli aeriformi e dei liquidi; ad esempio quando il sacerdote apriva le porte del tempio, speciali mantici premuti contro il pavimento facevano sprigionare lingue di fuoco attorno all'altare. Oppure le famose statue parlanti che pronunciavano oracoli ai fedeli nel tempio grazie a condotti disposti lungo i corridoi. Certamente rigorose regole tra i sacerdoti dovevano impedire la diffusione di questi segreti.
Antica Grecia e antica Roma
Nell'antica Grecia la magia ebbe larga diffusione, probabilmente (come già citato) anche influenzata da alcune società di carattere magico-scientifiche come quelle diffuse tra Babilonesi e Persiani. I Greci formarono delle vere e proprie scuole dove oltre allo studio della filosofia e della scienza insegnavano le arti magiche. Sia nell'antica Grecia che a Roma, indovini, acrobati, giocolieri e prestigiatori erano molto rispettati per le loro arti.
Intorno al 324 A.C., quando Alessandro Magno sposò Statira, figlia di Dario, si assicurò per i festeggiamenti il sevizio dei più celebrati artisti greci tra i quali Eracleto, Teodoro, il giocoliere Euclide e Senofonte. Quest'ultimo era uno dei più popolari maghi del tempo e aveva due eccellenti pupilli: uno era Cratistene di Philius, un mago del fuoco in grado di manipolarlo con tale destrezza "da far dubitare gli uomini dell' efficienza dei propri sensi"; l'altro studente era Diopeithes di Locris capace di sprigionare acqua e latte dalle proprie labbra.
Per secoli, sia in Grecia sia a Roma la magia continuò a essere molto praticata e diverse testimonianze ci fanno pensare che il gioco dei bussolotti fosse uno dei i trucchi più eseguiti. Seneca nel primo secolo D.C. fa riferimento ai bussolotti, dall'inganno dei quali trova molto piacere ma verso i quali perderebbe il proprio interesse venendo a conoscenza dei segreti usati. Nelle sue lettere Alciphron (o Alcifrone, scrittore greco del terzo secolo) descrive un prestigiatore da lui visto in teatro che con tre tazze e tre sassi rotondi esegue il gioco in uno dei modi più classici (similmente a come viene ancora eseguito), con i sassi che, ognuno sotto una tazza, finiscono per ritrovarsi tutti e tre sotto una tazza sola per poi sparire ecc.